lunedì 26 novembre 2012

Brunello di Montalcino - Biondi Santi - 2006

E poi ci si ritrova tra l emani un piccolo gioiellino, lasciato impolverato su qualche scaffale in cantina, e a volte lo si prova solo per la curiosità di sapere se è ancora buono.
Avevo da parte questa bottiglia del..... che non trovavo spunto per aprirla: stapparla pe ril solo gusto di degustarla mi sembrava molto sprecata in questi periodi di grandi crisi economica, per cui dopo aver trovato la polpa di musso ho deciso che era arrivato il momento della grande prova.
Diciamo che scolasticamente sarebbe un po' azzardato in quanto, in teoria si dovrebbe rispettare l'area geografica per un abbinamento ottimale, di conseguenza dovevo o aspettare un bell'arrosto a base di fagiano o di cinghiale, ma se non sono diventata ancora sommelier ci sarà un motivo e uno di questi è proprio osare con abbianmenti definiamoli estremi. Li definisco estremi propri operchè scosalsticamente si dovrebbe rispettare la provenienza geografica di un vino ed abbinarla ai frutti del territorio circostante proprio come dicevo sopra.




Visto che in casa bevo solo io, e visto che sono di oltre 7 mesi di pancione, diciamo che il mio è stato più un assaggio degustazione, ma devo dire che mi è piaciuto accostare questo signor vino (non di certo uno degli ultimi cabernelli) a mio recente spezzatino di musso.

La scelta era su un altro brunello e un barolo, diciamo che ero curiosa di assaggiare il Biondi Santi, tanto declamato, copiato e bistrattato.
Premetto che non era un bottiglia giovanotta ma, giusto per gusto personale, mi è piaciuta molto.

La ho aperta un'oretta prima di cena proprio per darle tempo di ossigenarsi.
Il primo bicchiere presentava
consistenza notevole con grandi archi sul bicchiere
colore rosso rubino intenso con molti riflessi granati
profumo intenso e persistente con tracce di frutta rossa stramatura, lievi sentori di vaniglia e aroma di legno, cuoio, tabacco
in bocca il sapore era caldo, asciutto, pochissimo tannico, persistente e decsiamente robusto

da profana quel che sono è sicuramente un vino impegnativo, importante, però è anche un buon vino da meditazione, come si suol dire, infatti la sera dopo me ne son bevuta un bicchiere senza accompagnarlo a cibo e devo dire che dopo una maggiore ossigenazione era diverso, non migliore o peggiore, semplicemente diverso, più carico, più intenso ancora.

Gli abbinamenti perfetti sarebbero i formaggi stagionati, la selvaggina da pelo, le carin in umido e oerchè no una bella costata alla fiorentina...

Devo dire che il mio spezzatino di musso si è difeso con onore in abbinamento a questo signor vino.

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